Il venture capital italiano sale sul treno della transizione energetica. "Un investimento anti-ciclico, perché di tecnologie a supporto della transizione c'è bisogno a prescindere dal contesto macro". Così Francesco De Michelis, ceo di Mito Technology, è intervenuto ieri al VeM Talk di Aifi e Liuc-Business School, riporta "MF", nel corso del quale è stato fatto il punto sull'andamento del settore del venture capital in Italia nel corso del primo trimestre.

Un inizio di 2023 difficile in cui, orfane di operazioni sopra i 100 milioni di euro, le startup con sede in Italia hanno ricevuto investimenti per 158 milioni, in forte flessione dai 420 del primo trimestre del 2022. Considerando anche le realtà estere con fondatori italiani, il bilancio arriva a 291 milioni, spalmati su 54 round.

"Una frenata fisiologica", commenta Matteo Bonfanti, partner di Kairos sgr, "anche perché nel medio periodo, quello che davvero interessa all'industria, il venture è in forte crescita". La contrazione in atto invita a guardare "a tre forme di sostenibilità: di bilancio, per cui è importante leggere con attenzione l'ultima riga dei conti economici, e quindi gli utili; delle valutazioni, che prima della frenata economica del 2022 erano spesso diventate eccessive; e ovviamente quella ambientale".

Un megatrend che riguarda tutte le startup tanto che, ha specificato De Michelis, "per arrivare agli obiettivi di decarbonizzazione almeno il 50% delle tecnologie che serviranno ancora non sono state sviluppate, quindi anche il venture capital early stage diventa fondamentale".

Numeri alla mano, nel 2022 alle startup della transizione green sono stati destinati oltre 400 milioni di investimenti -in forte crescita dal 2021 quando erano stati meno di 300- soprattutto nei verticali energia e ambiente, Ict e agrifood. "Nella green transition, così come nel digitale, vediamo settori ben presidiati e che lasciano ben sperare nonostante il primo trimestre negativo", ha sottolineato Anna Gervasoni, direttore generale Aifi.

"Ci sono tutte le caratteristiche", ha aggiunto, "per essere un attore rilevante nel mercato del venture europeo: magari più piccolo di altri Paesi, ma molto specializzato in nicchie imprescindibili per le grandi rivoluzioni in atto".

Un ruolo rilevante nella partita sarà giocato da Cdp Venture Capital sgr. Pietro Maranzana, head of Pnrr Funds della divisione che all'interno di Cassa si occupa di investire in startup, ricorda il ruolo dei due fondi Digital e Green Transition, dalle dotazioni rispettive di 300 e 250 milioni di euro.

Il secondo in particolare "è dedicato all'investimento in startup che abbiano un impatto climatico positivo in cinque sotto-settori: storage di energia, rinnovabili, efficientamento energetico, economia circolare e mobilità sostenibile". Il veicolo può investire a partire da un milione, "quindi su startup il cui ciclo di vita sia già un po' avanzato".

Caratteristica importante è che "nei round si dovrà sviluppare una raccolta di capitali di terzi significativa", facendo sì che Cdp Venture costituisca il perno di un ecosistema al quale partecipino, sempre più numerosi, gli attori dell'industria.

C'è già chi da tempo sta lavorando in questa direzione, come Intesa Sanpaolo. Luca Pagetti, director e responsabile di finanziamento e crescita delle startup nell'ambito dell'Innovation Center della banca, ha posto l'accento sul concetto di economia circolare: "un'iniziativa che va oltre la sostenibilità. Oggi più che mai Italia e Ue dipendono da materie prime che sono scarse: noi abbiamo intrapreso il percorso già da tempo, puntando a un modello economico che costruisca valore senza distruggere le risorse naturali di cui ha bisogno".

gug

 

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April 20, 2023 03:22 ET (07:22 GMT)

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