Go Internet: affondata da Negma (MF)
20 Oktober 2023 - 9:28AM
MF Dow Jones (Italian)
ROMA (MF-NW)--Go!, Go!, Go! è lo slogan che campeggia ancora
oggi sul sito del provider, Go Internet, quotato sull'Egm. Peccato
che in borsa sia stato praticamente da sempre down, down down. Il
titolo è ormai planato ai suoi minimi con un valore quasi
imbarazzante tanto è difficile pronunciarlo: 0,0056 euro o meglio
solo poco più di 5 millesimi di euro. In Piazza Affari sbarcò sul
circuito Aim (oggi Egm) nel lontano 2014 portato dalla ex Popolare
di Vicenza. La banca come si sa non c'è più, assorbita da Intesa, e
anche la società di Gubbio che vende accessi alla rete di fatto,
borsisticamente, è morta. Lunga striscia di perdite.
Dall'ipo di nove anni fa a un prezzo per azione oltre i 2 euro,
Go Internet si è lentamente dissolta. Oggi capitalizza poco più di
310mila euro, il prezzo di un bilocale nella periferia di Milano.
Un destino amaro con in conti pressoché sempre in perdita e
soprattutto crescenti. Nel 2017 il passivo della società umbra era
di poco più di 200mila euro, saliti negli anni successivi fino al
buco di bilancio da 2,8 milioni del 2022. Il fatturato è anche
cresciuto nel tempo passando da 6 milioni del 2016 ai 10 milioni
sfiorati nel 2022. Ma evidentemente i forti ammortamenti per gli
investimenti e i costi operativi hanno sempre mangiato tutti i
ricavi. La mina finale di Negma.
Una spirale senza fine cui si è aggiunta quest'anno la mina di
Negma. Il misterioso fondo di Dubai specializzato nell'offrire
prestiti convertibili in azioni a società in grave tensione
finanziaria e che opera su molte società dell'Egm, causandone
-attraverso la vendita massiccia delle azioni rivenienti dai Poc-
l'affossamento borsistico. Anche la piccola società internet che
vede come principali soci Opnet (l'ex Linkem) e l'imprenditore
umbro del cemento Franco Colaiacovo (la sua Colacem è il terzo
produttore e distributore in Italia) ha finito per affidarsi nel
marzo di quest'anno alla ciambella di salvataggio del fondo, con
l'emissione di varie tranche di obbligazioni convertibili cum
warrant per un valore di 6 milioni di euro. E l'effetto si è notato
quasi da subito sul listino, con scambi esplosi per le prime
vendite di azioni che hanno visto il titolo in soli sei mesi
perdere il 96% del suo valore. Del resto senza l'intervento del
fondo non si sarebbe potuta salvare la società a corto di
liquidità. Basti pensare che il debito finanziario netto a giugno
del 2023 era di 7,5 milioni di euro a fronte di un fatturato di
soli 5,1 milioni e di un ebit in rosso per 1,5 milioni. Niente
flussi di cassa e un debito che è costato di soli interessi quasi
tutto il margine operativo lordo. La continuità aziendale è di
fatto assicurata (per ora) solo grazie all'intervento di iniezione
di liquidità di Negma.
Soci forti in fuga. Un'operazione che ha anche permesso ai soci
forti di diluirsi molto nella compagine azionaria. Ormai sia Opnet
che Franco Colaiacovo sono scesi entrambi sotto la soglia del 5%
del capitale. Una discesa favorita dalle nuove azioni emesse e
conferite a Negma. Solo a fine del 2022 la quota di Opnet era del
21% e quella di Colaiacovo del 16%. Ora di fatto gli azionisti
storici non ci sono quasi più. E Go Internet è impegnata nel nuovo
piano industriale che promette in futuro una qualche forma di
redditività. Ma intanto il titolo è praticamente scomparso dai
radar. Con buona pace della rivoluzione della rete di Internet
nelle case che per molti operatori (come Tiscali, oggi Tesselis,
sempre Opnet come azionista) è stato un bagno di sangue.
alu
fine
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