RISULTATI AL 30 GIUGNO 2020 - E’ pesante l’impatto delle restrizioni dovute alla diffusione del virus Covid-19 sui conti di Moncler nel primo semestre 2020; il gruppo ha comunque attivato tutte le misure per fronteggiare la crisi e ridurre il rischio di invenduto. Nella prima metà dell’esercizio i ricavi sono stati pari a 403,3 milioni, con un calo del 29% a cambi correnti e costanti, penalizzati dalle stringenti misure imposte dai governi per contenere la pandemia che hanno influenzato severamente le vendite del periodo. Nel secondo trimestre le attività commerciali sono state chiuse temporaneamente per oltre il 50% per un periodo di due mesi, ma anche quelle rimaste aperte hanno subito una riduzione dei ricavi pari al 52% per la notevole riduzione del traffico nei negozi aperti. Per area geografica, in Italia il giro d’affari è diminuito del 39% a 41,9 milioni, effetto della chiusura totale di tutte le attività non essenziali a partire dal 9 marzo, oltre che della riduzione del traffico nelle attività rimaste aperte. Nell’area EMEA il calo è stato più contenuto (-23% a 129,9 milioni), come conseguenza della più graduale chiusura dei negozi, dovute alle misure meno stringenti dettate da alcuni governi. In Asia e Resto del mondo i ricavi sono diminuiti del 45% a 181,7 milioni. In particolare, la Corea ha avuto un buon andamento che ha mitigato la performance negativa di Giappone, Hong Kong SAR e Macao, particolarmente colpite dal virus. La Cina continentale ha invece registrato una notevole ripresa nel secondo trimetre con tassi di crescita a doppia cifra. Anche nelle Americhe l’effetto della pandemia ha generato un calo molto significativo dei ricavi (-41% a 49,8 milioni). Con riferimento al canale distributivo, il Retail ha registrato un calo del 31% a cambi correnti e del 32% a cambi costanti a 300,5 milioni, determinato dalla chiusura di buona parte della rete di negozi e della forte riduzione del traffico in tutti i paesi per effetto della pandemia, risulta tuttavia positivo, con una crescita a doppia cifra l’andamento dell’e-commerce. Nel Wholesale il calo è stato del 23% a cambi correnti e del 21% a cambi costanti a 102,8 milioni, per le iniziative finalizzate a contenere il rischio di ‘overstocking’, mentre risulta in crescita a doppia cifra l’andamento del canale online. Al 30/6/2020 la rete monomarca, rispetto a fine 2019, è passata da 209 a 213 punti vendita Retail diretti (DOS), con 6 aperture, di cui 5 nelle Americhe e 1 in EMEA e due chiusure, di cui 1 in Italia; i punti vendita Wholesale (shop-in-shop) sono 63, con 1 chiusura rispetto a fine 2019. Sul piano reddituale, il margine operativo lordo si è ridotto del 36% a 279,6 milioni per effetto della svalutazione delle rimanenze dei prodotti della collezione Primavera/Estate 2020, mentre al netto di tali svalutazioni risulterebbe allineato a quello del 2019. Il gruppo ha intrapreso delle azioni di contenimento delle spese, tuttavia l’incidenza percentuale sui ricavi è salita per tutte le tipologie di spesa e ha portato ad un risultato operativo negativo per 35,5 milioni rispetto all’utile di 102,6 milioni rilevato al 30/6/2019. Il semestre si è chiuso con una perdita netta di 31,6 milioni rispetto all’utile di 70 milioni registrato un anno prima.Sotto il profilo patrimoniale, la posizione finanziaria presenta un indebitamento netto di 27,8 milioni, rispetto alla liquidità netta di 23,4 milioni a fine 2019, dopo aver effettuato investimenti per 36,7 milioni, indirizzati principalmente allo sviluppo della rete distributiva e all’infrastruttura generale.RISULTATI 2019 - Solida crescita del giro d’affari di Moncler nell’esercizio 2019. I ricavi sono infatti saliti a 1.627,7 milioni, con un aumento del 14,6% a cambi correnti e dell’13% a cambi costanti. Per area geografica, in Italia il giro d’affari è salito del 10% a circa 185 milioni grazie soprattutto al canale Retail e al canale digitale. Nell’area EMEA l’incremento è stato del 14% (+14% anche a cambi costanti) a 463,5 milioni, con crescite significative in particolare in UK, Germania e Francia. In Asia e Resto del mondo i ricavi sono aumentati del 16% (+13% a cambi costanti) a 715,2 milioni, con crescite rilevanti soprattutto in Cina e Corea. In crescita anche il mercato giapponese, nonostante fosse atteso un rallentamento negli ultimi tre mesi per l’aumento dell’IVA avvenuto in ottobre, mentre rimane in calo l’area di Hong Kong SAR a causa degli avvenimenti in corso da luglio e del conseguente calo del turismo. Nelle Americhe l’incremento è stato del 16% (+11% a cambi costanti) a 263,9 milioni con crescite importanti in tutti i mercati ed in entrambi i canali distributivi. Con riferimento al canale distributivo, il Retail ha visto un aumento del 16% a cambi correnti e del 13% a cambi costanti a 1.256,9 milioni, effetto della crescita organica e dello sviluppo della rete di negozi monomarca a gestione diretta (DOS Directly Operated Stores), mentre il Wholesale ha visto un incremento dell’11% a cambi correnti e del 10% a cambi costanti a 370,8 milioni, grazie alle aperture dei nuovi punti vendita monomarca e dagli e-tailers. Al 31/12/2019 la rete monomarca, rispetto a fine 2018, è passata da 193 a 209 punti vendita Retail diretti (DOS), e da 55 a 64 punti vendita Wholesale (shop-in-shop), con 13 aperture Retail in Asia e 9 aperture nel wholesale. Il costo del venduto è aumentato in misura inferiore al fatturato, passando da 320,2 a 362,4 milioni; pertanto l’utile lordo industriale ha raggiunto 1.265,3 milioni (+15%), con un’incidenza sui ricavi salita dal 77,4% al 77,7%, grazie allo sviluppo del canale retail. Le spese generali e amministrative sono salite del 15,6% (da 127,8 a 147,7 milioni), e quelle di vendita solo del 12,9% a 596,4 milioni. Stabili a 29,4 milioni gli oneri non ricorrenti (costi di incentivazione azionaria). Il buon controllo sui costi di vendita e il miglioramento del margine lordo hanno dato luogo a una crescita dell’ebitda adjusted, passato da 500,2 a 574,8 milioni escludendo l’IFRS 16 (35,3% dei ricavi) e a 692,3 milioni includendolo (42,5% dei ricavi). Dopo ammortamenti aumentati del 23,9% a 70 milioni, l’ebit è salito del 18,8% a 491,8 milioni, pari al 30,2% dei ricavi, e a 475,4 milioni escludendo l’IFRS 16 (29,2% dei ricavi nel 2018). Il saldo negativo della gestione finanziaria è però peggiorato da 1,9 a 21,1 milioni, ma esclusivamente per effetto dell’applicazione dell’IFRS 16, al netto del quale sarebbe stato pari a 0,9 milioni. Al 31/12/2019 infatti la liquidità netta è scesa a 23,4 milioni a fronte di 450,1 milioni a fine 2018, ma senza IFRS 16 avrebbe raggiunto 662,6 milioni. L’utile ante imposte ha in ogni caso raggiunto 470,7 milioni (+14,2%). Dopo imposte per 112 milioni (tax rate in aumento dal 19,3% al 23,8%, in quanto nel 2018 beneficiava degli effetti fiscali derivanti dall’accordo Patent Box), si è giunti a un utile netto pari a 358,7 milioni (+7,9% rispetto ai 332,4 milioni al 31/12/2018), mentre al netto dell’IFRS 16 l’utile netto sarebbe risultato pari a 361,5 milioni, in aumento del 9%. Era stato annunciato un dividendo pari a 0,55 euro per azione, per un monte dividendi di 138,8 milioni, in pagamento dal 20 maggio 2020; ma in considerazione del mutamento dello scenario economico globale a seguito del perdurare dell’emergenza Covid-19, si è deciso di riportare gli utili a nuovo. |