(da Milano Finanza)
Ci sono ottime ragioni, politiche ed economiche, sia per il
leader cinese sia per quello americano, per riportare i toni tra le
due superpotenze a come erano prima di Trump. Ma intanto c?è un
alito di speranza e i mercati l?hanno compreso bene
Qualcuno ha dubbi che la terza guerra mondiale possa essere
evitata solo da un accordo vero fra Stati Uniti e Cina?
Se nessuno ha dubbi, non si può non cercare di capire se
nell?incontro di San Francisco nell?ambito dell?Apec (Asia-pacific
economic cooperation) di pochi giorni fa, fra il presidente
americano Joe Biden e quello cinese Xi Jinping siano stati posati
davvero i primi mattoni autentici per la ricostruzione di un?intesa
sostanziale fra i due maggiori concorrenti della terra.
Nei mesi scorsi la Cina aveva accusato gli Usa di voler
contenere il suo sviluppo economico e circondare il territorio
cinese con decine di basi militari in Sud Corea e Filippine, avendo
contemporaneamente spinto alla pace tra loro il Giappone e la
stessa Corea del Sud, da decenni nemici ma occupanti aree
strategiche per contenere la Cina. Poi, quasi come d?incanto,
all?inizio di novembre il Partito comunista cinese ha cambiato non
solo tono, ma ha ricordato l?eroismo dei piloti di caccia americani
nella guerra contro il Giappone, che si concluse con il lancio
delle due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. E la stampa del
partito ha ricordato quando nel 1985 una coppia di americani ospitò
l?attuale presidente Xi nell?Iowa.
Classico stile cinese, fatto, quando vogliono, di garbo unico e
gentilezza. Certo il miglior viatico perché l?incontro di San
Francisco partisse nel clima più cordiale.
Rapporti civili, chi li vuole davvero
In realtà, ancor prima l?America aveva mandato in Cina la più
convinta sostenitrice della necessità di rapporti civili se non
cordiali per un?economia mondiale positiva. È stata infatti Janet
Yellen, oggi segretaria al tesoro e in passato presidente della
Federal reserve, ad andare pochi mesi fa a Pechino usando parole
che invitavano alla collaborazione e soprattutto con una così
esplicita dichiarazione come la seguente: se Usa e Cina non
collaborano, l?economia di tutto il mondo entrerà in grave crisi.
Poi è stata la volta, a giugno, del segretario di stato per gli
affari esteri Antony Blinken ad atterrare a Pechino per discutere
con il suo pari grado sulle relazioni Cina-Usa. Erano cinque anni
che un segretario di stato agli affari esteri americano non andava
in Cina. Prima e poi ci sono stati i ministri cinesi che sono
andati a Washington e soprattutto è stato il nuovo ambasciatore
cinese a Washington, Xie Feng, che come primo atto a metà di
quest?anno è andato a rendere omaggio all?americano che aprì le
relazioni con la Cina, creando la diplomazia del ping pong, il
grande (e centenario) Henry Kissinger. Il quale andò subito al
dunque su quello che era allora il tema più caldo, come lo è
tuttora: Taiwan. Con queste parole: il presidente Mao disse che per
100 anni il nome Taiwan non doveva essere pronunciato da nessuna
delle due parti, visto che nell?isola gli americani avevano fatto
in modo che si rifugiasse il nazionalista Chiang Kai-shek,
sconfitto nella guerra intestina dall?esercito di Mao. E Kissinger
aggiunse: Da quando Mao parlò così sono passati molti decenni, ma
per arrivare a 100 ne mancano ancora. Mentre la ex-portavoce della
camera, la democratica Nancy Pelosi, era andata poco prima a Taiwan
facendo scattare immediatamente le reazioni cinesi con voli
sull?isola e navi che incrociavano le coste a poca distanza.
Capendo che la situazione poteva precipitare, Kissinger, ad onta
dei suoi 100 anni e di nessun incarico politico, è salito
sull?aereo per atterrare a Pechino. E? stato l?inizio del
cambiamento.
I risultati dell?incontro
Biden e Xi si sono incontrati per quattro ore in una casa di
campagna di San Francisco. Il risultato, occorre dirlo, è stato
sostanzialmente buono:
1) sono stati ripristinati i contatti diretti fra le due forze
armate;
2) la Cina si è impegnata a fare ogni sforzo per limitare
(eliminarle è impossibile) le forniture di sostanze chimiche con
cui viene prodotto il fentanyl, la micidiale droga che ha già
causato 100 mila morti per overdose fra i giovani cinesi e 200 mila
decessi negli ultimi tre anni in Usa.
È poco? Non è molto, ma testimonia la volontà di collaborare
alla vigilia delle elezioni a Taiwan e poi di quelle americane. Con
un momento, quello attuale, in cui esiste un completo
disallineamento delle economie. Mentre Biden può vantare una forte
ripresa economica, la Cina ha segnato un rallentamento nel terzo
trimestre del pil.
Nonostante questo vantaggio americano, gli Usa hanno poca
capacità di catturare il consenso di vari paesi asiatici, avendo
anche abbandonato i piani per presentare ai paesi asiatici il
progetto sul commercio digitale nel quadro economico indo-pacifico
(Ipef) lanciato senza grande successo addirittura da Barack Obama
nel 2016, che fu subito abbandonato dal neoeletto successivo,
Donald Trump.
Sembra quasi che Biden, alla ricerca di un nuovo rapporto
quantomeno ordinario con la Cina, nonostante i successi economici
recenti tenda a rispettare il primato in Asia della Cina. Un modo,
insomma, perché non si riaccenda lo scontro sull?economia, ben
consapevole del fatto che la Cina sta attraversando un inizio di
recessione, più che inevitabile dopo la lunghissima chiusura del
paese per il Covid.
Ma c?è stato qualcosa di più, quasi come viatico per l?incontro.
Il dipartimento di stato (cioè, il ministero degli esteri) ha fatto
sapere che, essendo Usa e Cina i maggiori produttori di gas serra,
hanno concordato di continuare gli sforzi perché al 2030 sia
triplicata la capacità di produrre energia rinnovabile per il
mondo.
Le guerre in corso
E le guerre in atto? Non potevano, i due leader, far finta di
niente. A prendere l?iniziativa è stato Biden che ha chiesto alla
Cina di contribuire a frenare la guerra della Russia in Ucraina e a
spingere l?Iran a interrompere l?aiuto ad Hamas.
Non si sa quanta breccia abbiano fatto nel presidente Xi Jinping
queste richieste di Biden, ma un risultato è stato raggiunto
soprattutto per Biden. Ha mostrato al nemico Vladimir Putin di
essere in grado, da suo grande nemico, di poter discutere di lui
con quello che il dittatore russo ritiene il suo miglior amico.
Mentre le due guerre infuriano, da San Francisco arriva almeno
un alito di speranza, che le due più grandi potenze hanno deciso di
parlarsi. E certamente non per peggiorare i loro rapporti e quelli
del resto del mondo. Un partecipante al vertice ha rivelato che Xi
ha ringraziato Biden per la posizione critica che ha assunto verso
il capo del governo israeliano, Benjamin Netanyahu. Non a caso Wall
Street ha immediatamente reagito con un forte rialzo.
Leggi anche: Scontro su Internet e algoritmi, il New York Times
pensa di portare in tribunale ChatGPT
Lina Khan e l?antitrust Usa
La nomina di Lina Khan a presidente dell?antitrust americano
(Ftc, Commissione federale per il commercio) sta dando frutti
importanti. Appena trentatreenne, docente di economia
all?università di Rochester, la Khan ha scritto libri importanti
sugli abusi degli Ott; e infatti Facebook e altri fecero ogni
tentativo giudiziario per bloccarne la nomina. Nei giorni scorsi la
Commissione ha svelato l?accordo segreto fra Google e Apple che fa
capire come l?economia del mondo sia condizionata dal potere
assoluto che gli Ott hanno conquistato. In pratica, affinché Google
diventasse l?opzione di default, cioè spontanea, sui telefoni di
Apple, la stessa Google versava alla società fondata da Steve Jobs,
che sicuramente dal paradiso non gradirà questo imbroglio, ben il
36% dei ricavi pubblicitari realizzati dal motore di ricerca. A
rivelarlo è stato colui che doveva essere il testimone in difesa di
Google, portato in tribunale dalla Khan. Si chiama Kevin Murphy,
professore di economia. Era stato citato per supportare la
posizione di Google. Il reato scoperto dall?Antitrust è appunto il
fatto che chiunque abbia acquistato un Apple e voglia effettuare
una ricerca, inevitabilmente viene ad usare il motore di Google,
che così ha gonfiato a dismisura la sua pubblicità, ma nello stesso
tempo Apple, che nel ricordo di Steve Jobs non avrebbe mai dovuto
prestarsi a questo raggiro degli acquirenti di iPhone, trovandosi
automaticamente su Google, senza esserne in partenza consapevoli.
La combine è stata sicuramente una concausa fondamentale del
dominio nelle ricerche di Google, facendo concludere, anche
inconsapevolmente, agli utenti che appunto Google sia il miglior
motore di ricerca. E non per caso alcuni giorni prima di quando è
avvenuta la confessione da parte del testimone indicato da Google,
con perfetta correttezza informativa, il più importante giornale
del mondo, il New York Times, aveva fatto sapere urbi et orbi che
nel 2021 Google aveva retrocesso ad Apple ben 18 miliardi di
dollari, frutto del meccanismo digitale descritto.
È convinzione in Ftc che il raggiro di Google ampiamente
retribuito ad Apple, come ha dimostrato il NYT, non sia che la
punta dell?iceberg delle violazione della legge antitrust, che deve
tutelare non solo gli utenti ma tutto il sistema dell?innovazione
tecnologica.
Leggi anche: Lina Khan (antitrust Usa): ecco perché indago su
Amazon. La concorrenza leale va protetta
Troppo appoggio alla Silicon Valley
Come ha riconosciuto, facendo ammenda, l?ex-presidente Barack
Obama in un suo intervento pronunciato all?Università di Stanford,
il governo americano ha negli anni dato troppi soldi, troppa
libertà e troppo appoggio alla Silicon Valley. Al punto, come ha
confessato Obama e come i lettori di Orsi&Tori hanno già potuto
leggere, di concedere agli Ott un potere perfino superiore a quello
dell?amministrazione americana.
La determinazione della presidente Khan e la consapevolezza che
le decisioni per il futuro del mondo non possono essere determinate
dagli Ott, che pure hanno dato e danno servizi importanti ai
cittadini, porterà inevitabilmente ad altre clamorose scoperte. Il
governo americano è partito tardi a contrastare gli abusi, ma ora
sta marciando forte, c?è da augurarsi che Bruxelles, dove pure la
reazione è cominciata prima che in Usa, oltre a fare leggi le
faccia anche applicare a tutela dei cittadini e della democrazia.
Il terreno è sterminato, dalla tutela dei minorenni, alla
diffusione di notizie false, ad alterazione degli equilibri
democratici? E ora è partita la AI. Nessuno desidera fermare il
progresso, ma il progresso deve essere utile a migliorare la vita
dei cittadini, a far crescere l?economia, non a manipolare la
realtà.
Il discorso di Paolo Savona
Che il professor Paolo Savona, presidente della Consob, sia una
delle menti più lucide del paese non lo si scopre adesso. Lo aveva
scoperto tanti anni fa il grande Guido Carli, che gli affidò
l?ufficio studi della Banca d?Italia e poi, una volta abbandonata
via Nazionale, quando divenne presidente della Confindustria lo
chiamò al suo fianco come direttore generale. E se ci fosse bisogno
di conferma, basta leggere le dichiarazioni del professore,
orgoglioso della sua origine sarda, rilasciate sul tema del ddl per
lo sviluppo della borsa in occasione della lectio alla Camera
dedicata a Ugo La Malfa: "Il percorso che il ddl ha avuto in
parlamento rischia di aver snaturato gli intenti del provvedimento
stesso, che era appunto quello di sviluppare l?asfittico mercato
italiano. I provvedimenti adottati non sono esattamente coerenti
con gli obbiettivi dello sviluppo che stiamo perseguendo". Con il
suo stile raffinato ha prima usato la dizione "non sono esattamente
coerenti" e poi: "all?interno del testo sono arrivate altre istanze
rispetto a quella principale di portare più risparmio allo sviluppo
italiano. Il parlamento è libero e sovrano, però quanto è stato
introdotto sulla lista del consiglio e il voto plurimo non era
l?intento iniziale. Con il garbo e la sottigliezza sua propria,
Savona ha denunciato le manipolazioni che sono avvenute al testo
del ddl sotto la pressione di Francesco Gaetano Caltagirone, che ha
schierato la forza dei suoi giornali e in particolare del
Messaggero, e del suo occasionale alleato Francesco Milleri per
Delfin sia in Generali che in Mediobanca. È la critica più
significativa, per il ruolo che Savona riveste, ma non è la sola e
neppure la più pesante. Come ha riportato MF del 16 novembre, in
audizione in Commissione finanze il presidente emerito del
Consiglio di Stato, Alessandro Pajno, ha sollevato problemi di
incostituzionalità del testo dove si è inserito che per la lista
proposta dal consiglio deve essere stata in primo luogo approvata
da 2/3 dei componenti dello stesso consiglio d?amministrazione e
poi approvata in assemblea con due votazioni: una per la lista nel
su complesso e la seconda sui singoli componenti, in modo che le
minoranze possano cecchinare i candidati non graditi. Secondo
Pajno, queste modifiche raggiungono l?obiettivo opposto a quello
che si proponeva la maggioranza con il ddl e cioè rendere più
attrattivo l?investimento in società italiane quotate, perché il
meccanismo adottato per la presentazione della lista del consiglio
d?amministrazione, che è in uso su tutti i mercati più avanzati, è
talmente scoraggiante da disincentivare invece che incentivare gli
investimenti istituzionali in società italiane.
Credo che il sottosegretario Federico Freni, bravissimo avvocato
nel campo finanziario, che si era battuto per un ddl incentivante
all?investimento nell?asfittica borsa italiana, sia il primo a
essere deluso. Anche perché il termine per la presentazione di
emendamenti è scaduto venerdì 17 e del resto il governo ritiene il
testo blindato. Bel risultato, quando sembrerebbe pacifico che
debba essere sottoposto a revisione il Tuf, Testo unico della
finanza, che Mario Draghi, allora direttore generale del tesoro,
riuscì a far approvare. È da rifare perché sono passati 25 anni e
non fosse altro che per le nuove tecnologie che hanno cambiato
radicalmente i mercati. Ecco, quanto è stato infilato nel ddl che
sta per arrivare in aula, casomai andrà discusso ed eventualmente
inserito nel nuovo Tuf quando mai arriverà. Ma è solo il Tuf che
può essere la legge cornice per cambiamenti radicali come quelli
appiccicati al ddl capitali. (riproduzione riservata) (Milano
Finanza)
(END) Dow Jones Newswires
November 18, 2023 01:27 ET (06:27 GMT)
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