ISRAELE: startup tech in bilico (MF)
31 Oktober 2023 - 9:14AM
MF Dow Jones (Italian)
ROMA (MF-NW)--Stava recuperando terreno l'attività di venture
capital in Israele, dopo una prima parte dell'anno iniziata in
sordina, con gli investitori spaventati dall'ipotesi di riforma
della giustizia non ancora ben chiara. I timori sulla certezza del
diritto, infatti, stavano rientrando, ma questo prima del
sanguinoso attacco di Hamas. Che certo avrà un peso importante non
solo in termini umanitari ma anche in termini economici. A
discapito soprattutto del settore tech, quello che più caratterizza
l'economia del Paese e che ha attratto negli ultimi anni
investitori da tutto il mondo, italiani compresi. Le statistiche
dicono che nel settore tech è impiegata il 14% della forza lavoro
del paese e che il settore rappresenta quasi un quinto del pil.
Nel terzo trimestre dell'anno, spiega MF-Milano Finanza,
l'attività di investimento in startup e scaleup israeliane,
praticamente tutte nel settore tech, ha recuperato, con una
raccolta complessiva di 1,676 miliardi di dollari spalmata su 85
transazioni. Il valore degli investimenti è in calo del 38%
rispetto a quello raccolto nel terzo trimestre 2022, così come il
numero delle transazioni in diminuzione del 41%. Tuttavia, in un
confronto trimestrale, il volume della raccolta di capitali nel
terzo trimestre riflette una diminuzione solo del 14% rispetto al
secondo trimestre dell'anno e quasi nessuna variazione rispetto al
primo trimestre. Sono i dati preliminari diffusi da Ivc-LeumiTech
Israeli, che quindi calcola una raccolta complessiva per i primi
nove mesi dell'anno di soli 5,5 miliardi e 319 operazioni, contro i
15,8 miliardi di dollari e le 694 operazioni di tutto il 2022.
Ora molti dei fondatori di quelle startup e scaleup, così come
molti venture capitalist del Paese, sono stati chiamati alle armi a
difesa, mettendo evidentemente a rischio l'operatività delle loro
aziende. Tra questi c'è anche Noam Ohana alla guida di Exor Seeds,
il braccio di venture capital di Exor, la holding di investimento
della famiglia Agnelli, quotata ad Amsterdam. Ohana, 45 anni,
francese di nascita, un ex forze speciali israeliane e residente in
Israele dal 2001, intervistato il 9 ottobre da Le Parisien - Today
in France, Ohana era in auto diretto al sud del Paese per
raggiungere le Forze di difesa israeliane.
Ovviamente la priorità in questo momento è reagire all'attacco
di Hamas, con buona pace degli investitori. Sperando in una guerra
lampo.
La tecnologia israeliana affascina anche gli italiani. Dal
database di BeBeez emergono 20 investimenti di questo tipo. Tra
questi, ci sono quelli dei business angel del Club degli
Investitori e di Italian Angels for Growth (IAG) che hanno
investito in tre startup israeliane ciascuno.
Allo stesso modo anche il fondo Neva First, gestito da Neva sgr
(gruppo Intesa Sanpaolo) ha investito oltre 23 milioni di euro in
sei startup israeliane: CoreTigo (sviluppo di soluzioni
tecnologiche wireless), vFunction (tecnologie per il cloud
aziendle); Seed-X (intelligenza artificiale per studiare le
proprietà di semenze e grani); Classiq (libreria software per
quantum computing); Coro (cybersecurity, piattaforma all-in-one
basata sulla intelligenza artificiale); Cyberint (cybersecurity
aziendale e monitoraggio rischi).
Non solo. Intesa Sanpaolo Innovation Center ha a sua volta
siglato nel 2018 un Memorandum of understanding con la piattaforma
israeliana di equity crowdfunding OurCrowd, con l'obiettivo di
agevolare l'accesso al mercato internazionale delle proprie startup
tecnologiche. Ourcrowd è un vero e proprio colosso: nel novembre
2022 ha festeggiato il superamento della soglia dei 2 miliardi di
dollari di capitali investiti in piattaforma. E a proposito di
equity crowdfuding, a maggio Iag ha siglato un accordo con Cic
(Catalyst Investors Club) di Catalyst Investments, nota holding
israeliana di investimento, per lanciare insieme Catalyst Crowd,
una piattaforma esclusiva di crowdinvesting per coinvolgere
investitori selezionati a scommettere su società italiane ed
europee deep tech, che potrebbe avere l'hub europeo proprio in
Italia. A proposito di Catalyst, si tratta dello stesso operatore
di venture capital che gestisce il fondo Catalyst IV, di cui dal
giugno 2021 è sottoscrittore anche il fondo 8a+ Real Innovation,
gestito da 8a+ Investimenti sgr e lanciato insieme a Banca Generali
nell'ambito del progetto BG4Real. E sempre in tema di accordi, nel
2019 l'incubatore lodigiano Bemycompany ha siglato un protocollo di
intesa con Sixth Millennium, fondo di venture capital specializzato
in startup ad alto contenuto tecnologico con sede a Tel Aviv, per
facilitare il trasferimento di tecnologia fra le società
partecipate dal fondo e quelle incubate da Bemycompany. Peraltro
Sixth Millennium nel febbraio 2020 aveva provato a raccogliere
capitali dai retail italiani nel xx con una campagna di equity
corwdfunding su CrowdFundMe con target 500 mila euro, ma si era
fermato a poco meno di 200 mila.
Il flusso di investimenti in senso contrario, cioè da venture
capital israeliani su startup italiane, è invece al momento quasi
inesistente. BeBeez ha mappato soltanto due operazioni. Una sulla
proptech RockAgent condotto nel 2019 da un pool internazionale di
business angel coordinati dall'accelaratore israeliano Sarona
Partners 365x; e l'altro chiuso invece di recente su Diamante srl,
società biotech focalizzata sull'utilizzo delle piante per la
produzione di molecole ad alto valore aggiunto, che ha raccolto un
seed round da 595 mila euro, guidato dal fondo americano-israeliano
Arieli Capital e a cui hanno partecipato anche business angel dei
network Angels4Women e Angels4Impact, già presenti nel
capitale.
Un poco più ricco, per contro, il flusso di investimenti su pmi
italiane condotti da operatori di private equity israeliani oppure
da aziende israeliane nel portafoglio di fondi. Sono state mappate
5 operazioni di questo tipo. E ci sono poi anche tre operazioni
condotte nel settore delle energia da fonti rinnovabili. Queste
ultime sono peraltro anche le più recenti. A giugno Shikun &
Binui Energy, società israeliana parte del gruppo infrastrutturale
Shikun & Binui, ha acquisito due progetti agro-fotovoltaici in
Toscana per una capacitaØ totale di 43 MW. Si aggiungono a una
pipeline già esistente di quattro progetti in Sicilia, con una
capacitaØ di 257 MW, portando a un totale di 300 MW l'impegno del
gruppo nell'energia verde e pulita in Italia. A febbraio, invece,
l'israeliano Helios Energy Investments ha acquisito il 70% del
capitale di Euren Biogas Società Agricola dalla tedesca Paf
Projects For Advanced Fuels. Ad affiancare il fondo è stato il
co-investitore ceco Renewable Asset Management. Sempre Helios
Energy nell'agosto del 2021 aveva acquisito un portafoglio di 2 MW
di centrali a biogas situate in Lazio dalla britannica
ContourGlobal. E ancora, l'israeliana quotata alla Borsa di Tel
Aviv, Solegreen possiede un portafoglio di 30 impianti di
produzione di energia da fonti rinnovabili, dislocati in diverse
regioni italiane, e 20 società, per una capacità installata
complessiva di oltre 30 MW.
Nel dicembre 2022 ha rifinanziato tutto il portafoglio ottenendo
un green loan da 140 milioni di euro da UniCredit, Ing Bank e
Société Générale, che servirà anche a finanziare ulteriori
investimenti nel nostro paese. E ancora in tema di transizione
energetica, va segnalato l'accordo siglato un anno fa tra A2A e il
fondo di investimento tecnologico israeliano Southern Israel
Bridging Fund (Sibf) per la realizzazione di un polo congiunto
dell'innovazione con base a Tel Aviv e per favorire la condivisione
di know how nella valutazione delle reciproche opportunità di
investimento in startup, sia italiane sia israeliane, con focus
sulla transizione ecologica.
red
fine
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3108:58 ott 2023
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